Standard (EADGBE)

 Bisogna che lo affermi fortemente

 che, certo, non appartenevo al mare

anche se i Dei d'Olimpo e umana gente

 mi sospinsero un giorno a navigare

 e se guardavo l'isola petrosa,

 ulivi e armenti sopra a ogni collina

 c'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa,

 c'era l'anima mia che è contadina,

 un'isola d'aratro e di frumento

 senza le vele, senza pescatori,

 il sudore e la terra erano argento,

 il vino e l'olio erano i miei ori....

 Ma se tu guardi un monte che hai di faccia

senti che ti sospinge a un altro monte ,

 un'isola col mare che l'abbraccia

 ti chiama a un'altra isola di fronte

 e diedi un volto a quelle mie chimere,

 le navi costruii di forma ardita,

 concavi navi dalle vele nere

 e nel mare cambiò quella mia vita...

 E il mare trascurato mi travolse,

seppi che il mio futuro era sul mare

 con un dubbio però che non si sciolse,

 senza futuro era il mio navigare...

 Ma nel futuro trame di passato

 si uniscono a brandelli di presente,

 ti esalta l'acqua e al gusto del salato brucia la mente

 e ad ogni viaggio reinventarsi un mito,

 a ogni incontro ridisegnare il mondo

 e perdersi nel gusto del proibito sempre più in fondo...

 E andare in giorni bianchi come arsura,

 soffio di vento e forza delle braccia,

 mano al timone, sguardo nella prua,

schiuma che lascia effimera una traccia,

 andare nella notte che ti avvolge

 scrutando delle stelle il tremolare

 in alto l'Orsa è un segno che ti volge

 diritta verso il nord della Polare.

 E andare come spinto dal destino

 verso una guerra, verso l'avventura

 e tornare contro ogni vaticino

 contro gli Dei e contro la paura.

 E andare verso isole incantate,

 verso altri amori, verso forze arcane,

 compagni persi e navi naufragate

 per mesi, anni, o soltanto settimane...

 La memoria confonde e dà l'oblio,

 chi era Nausicaa, e dove le sirene?

 Circe e Calypso perse nel brusio

 di voci che non so legare assieme,

 mi sfuggono il timone, vela, remo,

 la frattura fra inizio ed il finire,

 l'urlo dell'accecato Polifemo

 ed il mio navigare per fuggire...

 E fuggendo si muore e la mia morte

 sento vicina quando tutto tace

 sul mare , e maldico la mia sorte, non provo pace,

 forse perché sono rimasto solo,

 ma allora non tremava la mia mano

 e i remi mutai in ali al folle volo oltre l'umano...

 La via del mare segna false rotte,

 ingannevole in mare ogni tracciato,

 solo leggende perse nella notte

 perenne di chi un giorno mi ha cantato

 donandomi però un'eterna vita

 racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,

 dandomi ancora la gioia infinita

 di entrare in porti sconosciuti pri---ma...